Carceri: Ardita (Csm), ascoltare allarme funzionari trattamento

Carceri: Ardita (Csm), ascoltare allarme funzionari trattamento
(AGI) – Roma, 29 nov. – Va ascoltato l’allarme dei funzionari
del trattamento penitenziario secondo cui “il nostro impegno e’diventato pericoloso e insostenibile”. Lo afferma il togato del Csm Sebastiano Ardita dopo l’audizione svolta a Palazzo dei Marescialli in cui sono stati sentiti dirigenti e funzionari del trattamento. “Ogni funzionario del trattamento – e’ emerso dell’audizione svolta nell’ambito dei lavori della commissione del Csm sulla esecuzione penale presieduta da Sebastiano Ardita (presente anche il laico Stefano Cavanna) – ha in carico fino a 150 detenuti rispetto ai quali e’ chiamato a svolgere l’attivita’ di osservazione, e di trattamento e a redigere l’indagine sociofamiliare indispensabile per la relazione di sintesi”: un carico ingestibile “che comporta la redazione di relazioni che finiscono per essere burocratiche”, ma quelle relazioni sono alla base delle decisioni della magistratura, che deve giudicare sulla richiesta dei detenuti che vogliono anticipare l’uscita dal carcere. I funzionari hanno poi parlato dei gravi rischi che vengono affrontati ogni giorno senza avere il riconoscimento giuridico ed economico, ed hanno denunciato che i loro colleghi vengono aggrediti e minacciati sempre piu’ di frequente, nel silenzio generale; rischi che cresceranno con la necessita’ di “prevedere programmi di trattamento per detenuti mafiosi in ergastolo ostativo”. “Se non succede nulla di piu’ grave e’ solo perche’ la nostra utenza – e cioe’ i detenuti – non ha interesse a che cio’ accada, perche’ le condizioni di sicurezza in cui operiamo sono davvero basse”. Per questo, sottolinea il presidente della Commissione Sebastiano Ardita “e’ fondamentale dare ascolto alle loro istanze, come abbiamo fatto oggi, ed anche alla loro richiesta di maggior tutela dei loro compiti e di passaggio ai ruoli tecnici della Polizia penitenziaria”. I dirigenti penitenziari a loro volta hanno manifestato preoccupazione per la volonta’ “di espungere la dipendenza gerarchica dalla Dirigenza penitenziaria”, con riferimento alla proposta di dipendenza solo funzionale della polizia penitenziaria dai direttori d’istituto e hanno osservato
come “il direttore rappresenti il momento di equilibrio tra sicurezza e trattamento, e superare questa figura
significherebbe fare implodere un sistema che si fonda su un preciso equilibrio”. Nel rilevare come la mancanza di concorsi per dirigente abbia creato un vuoto di organico hanno annunciato che dopo 26 anni forse sara’ bandito un nuovo concorso ma esso non prevede un congruo numero di posti. “Il modello normativo
della dirigenza va ripensato con nuove figure ne fungano da catalizzatore e senza trasferimento di competenza da un centro all’altro come si e’ fatto finora” hanno concluso i dirigenti.

(AGI)Red/Oll
291821 NOV 19
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