GIUSTIZIA. MODENA ( FI ): GOVERNO E PARLAMENTO ASCOLTINO FUNZIONARI GIURIDICI PEDAGOGICI

12 Agosto 2020

“Uno Stato di diritto che voglia praticare realmente il principio costituzionale della funzione riabilitativa della pena, ha l’obbligo di valorizzare il ruolo dei funzionari giuridici pedagogici. Il lavoro di questi professionisti, psicologi e psichiatri innanzitutto, è fondamentale per permettere ai magistrati di sorveglianza una corretta valutazione su permessi, misure alternative e ogni altro percorso rieducativo. L’emergenza carceri, sommata a quella epidemiologica da Covid-19, ha messo ancor di più in evidenza lo stato di totale abbandono di una categoria che svolge una importante funzione sociale e offre quotidianamente prestazioni indifferibili.

La mia interrogazione del 9 luglio sul tema non ha trovato una rapida risposta del ministro competente. E anche in Commissione Giustizia, dove ho presentato una richiesta di indagine conoscitiva, non tutte le forze politiche di maggioranza sembrano aver compreso la rilevanza della questione. Mentre le carceri continuano ad essere possibile luogo di contagio, ci sono funzionari dello Stato che lavorano in silenzio e in condizioni non semplici. Ministro e Commissione hanno l’obbligo, morale oltre che politico, di ascoltarli”.

Lo dichiara la senatrice di Forza Italia, Fiammetta Modena, componente della Commissione Giustizia.

Giustizia, Cambiamo!: Giusto riconoscimento dei funzionari giuridico pedagogici Roma, 12 ago. (LaPresse)

“La funzione rieducativa della pena in carcere passa dall’importante lavoro di riabilitazione sociale dei detenuti fatto dai funzionari del trattamento. Dopo aver incontrato i vertici dell’associazione di categoria, l’ANFT, ritengo giusto che il loro ruolo venga riconosciuto in maniera piu’ organica e per questo motivo sosterro’ la loro iniziativa intrapresa a livello parlamentare”. E’ quanto dichiara in una nota la deputata di Cambiamo con Toti, Manuela Gagliardi. POL NG01 ddn 121047 AGO 20

La funzione rieducativa della pena ed un idoneo assetto organizzativo per renderla effettiva.

Al Sig. Ministro della Giustizia On. Avv. Alfonso Bonafede

Al Sottosegretario di Stato alla Giustizia On. Vittorio Ferraresi

Da diversi anni si assiste ad un processo di marginalizzazione dei funzionari dell’area educativa – esecuzione penale per adulti – nei processi gestionali degli Istituti penitenziari, nonostante la previsione di centralità del ruolo di questo funzionario disegnata dal quadro normativo ordinamentale e dalle disposizioni delle numerose circolari dipartimentali, disposizioni tutte dirette a dare applicazione al principio costituzionale di cui al III comma dell’art. 27 della Carta Fondamentale dello Stato.

Evidentemente la politica dimostra, da diversi anni, di avere dato ragione a coloro che hanno parlato di “crollo del mito della risocializzazione” e dimostra di avere caricato di eccessivo significato dati afferenti alla recidiva dei condannati rappresentati con pretesa di scientificità.

Sorvolando sulle eccezioni tecnico-criminologiche che metterebbero in crisi l’attendibilità di tali dati e pur ammettendo che occorre un serio impegno dello Stato diretto a migliorare il perseguimento della mission dell’esecuzione penale, vorremmo piuttosto chiarire che l’effettività della funzione rieducativa della pena in carcere passa necessariamente dalla funzionalità dell’assetto organizzativo del personale che attende alle attività di osservazione e trattamento dei condannati nonché dall’impiego di adeguate risorse per dare piena attuazione all’ordinamento penitenziario, anche con riferimento a quegli organi e quelle attività che concernono i condannati che si approssimano alla dimissione dall’Istituto.

Fin quando gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria ed i Funzionari di Area Educativa non maturano un senso di comune appartenenza, essenziale per il perseguimento della mission del recupero sociale del reo e verso il quale dovrebbe concorrere l’impegno sinergico di tali operatori, si assisterà ad una miope contrapposizione tra istanze di sicurezza ed istanze di risocializzazione il cui esito discenderà dal potere contrattuale degli attori istituzionali in campo. 

Spiace doverlo esplicitare ma è davvero difficile che da questa cieca contrapposizione discenda l’individuazione di un punto di equilibrio, il piu’ idoneo a rispondere all’esigenza di contemperare i diversi interessi pubblici implicati nell’esecuzione penale intramuraria. Piuttosto prevarrà l’istanza sostenuta dalle figure istituzionali che hanno maggiore “potere contrattuale” in concreto.

Va soggiunto che l’assetto organizzativo del personale suindicato risulta nei tempi più recenti più disfunzionale, a seguito del riconoscimento delle rivendicazioni dei Funzionari del Corpo di Polizia Penitenziaria, che pur condivisibile andava nondimeno inserito in un complessivo riassetto organizzativo del personale che consentisse di mantenere l’equilibrio del sistema esecuzione penale intramuraria.

Ma dove stiamo andando? La mission del reinserimento sociale del reo ha perso la primazia nell’esecuzione penale intramuraria? La sicurezza negli Istituti Penitenziari, da condizione per la realizzazione della finalità del reinserimento sociale del reo (art. 3 D.p.r. 230/2000) deve in modo surrettizio e contra costitutionem, assurgere a finalità esclusiva dell’esecuzione della pena? 

Questa Associazione, come le SS.LL. sanno, ha prodotto una proposta di legge, depositata in Senato in data 04.03.2020 (registrata al n. 1754 S), in cui è tecnicamente argomentata la funzionalità di un diverso assetto organizzativo del personale che attende al trattamento penitenziario, probabilmente il più idoneo a conferire maggiore effettività alla funzione rieducativa della pena.

Il modello proposto, come noto, consiste nella creazione di un apposito ruolo tecnico all’interno del Comparto Sicurezza che assorbirebbe i Funzionari giuridico-pedagogici e contiene accorgimenti tecnici che pur consentendo il mantenimento di adeguati margini di autonomia professionale alle figure convolte nelle attività di osservazione e trattamento (assenza di vincoli gerarchici tra i F.G.P. ed i vertici del Corpo di Polizia Penitenziaria), al fine di escludere derive securitarie da certi settori paventate, assicurerebbe la maturazione, in tutti gli operatori, del senso di comune appartenenza, di un reciproco riconoscimento dei ruoli, agevolerebbe la circolarità delle informazioni concernenti la personalità del reo e le dinamiche relazionali tra i detenuti nonché l’approntamento di interventi maggiormente sinergici, elementi tutti indispensabili per il perseguimento della mission del reinserimento sociale del reo.

Tale modello consentirà inoltre a ciascun operatore l’introiezione della necessità di tenere in considerazione tutti gli interessi pubblici coinvolti nell’esecuzione penale nella prospettiva dell’individuazione del più opportuno punto di equilibrio tra gli stessi.

Questa Associazione non assisterà in silenzio al progressivo e surrettizio snaturamento della funzione della pena e chiede alle autorità in indirizzo una seria riflessione nell’interesse dello Stato sulla delicata questione portata alla Vs. attenzione.

A causa dei pregiudizi propalati da certi settori, portatori in realtà di “interessi di nicchia”, l’analisi del problema della effettività dell’esecuzione penale intramuraria ha negletto la necessità di una riforma dell’assetto organizzativo del personale come prospettato da questa Associazione. 

Il Presidente ANFT Stefano Graffagnino

nota in pdf

Al Sig. Ministro della Giustizia
On. Avv. Alfonso Bonafede

Al Sottosegretario di Stato alla Giustizia
On. Vittorio Ferraresi

Al Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria
Pres. Dott. Francesco Basentini

Al Direttore dell’Ufficio del Personale e delle risorse
Dott. Massimo Parisi

Ai Sigg. Onorevoli Senatori componenti
della seconda commissione Camera e Senato

e p.c.

Ai Sigg. Provveditori Regionali dell’Amministrazione Penitenziaria

 

OGGETTO: emergenza infezione COVID-19- Ruolo e funzioni dei funzionari Giuridico-pedagogici-

La dolorosa e preoccupante contingenza discendente dalla pandemia da COVID-19 e la necessità di adottare misure finalizzate a contenere il più possibile il rischio di contagio hanno chiaramente messo a nudo la sofferenza e lo stato di abbandono della categoria dei funzionari giuridici pedagogici operanti nei penitenziari italiani e le attuali criticità del nostro sistema penitenziario.

La manifesta illogicità della collocazione degli stessi nel Comparto delle funzioni centrali, palesata da tempo dalla scrivente Associazione, in quanto disfunzionale ed iniqua, ha trovato conferma nel diniego che numerose direzioni penitenziarie hanno opposto alle istanze di “lavoro agile”- smart working presentate dai Funzionari giuridico-pedagocici, le quali, pur ritenute formalmente legittime, non sono state accolte per ragioni sostanziali riconducibili alla necessità di assicurare servizi indifferibili che debbono essere garantiti con lo svolgimento dei compiti di tale funzionario penitenziario.

Viene posta in evidenza la situazione di grave criticità che permea gli istituti penitenziari del Paese, la fibrillazione della popolazione detenuta causa la contrazione dei loro diritti e la preoccupazione per la diffusione del contagio da COVID-19 nonché la conseguente necessità di assicurare compiti istituzionali afferenti alla tutela della libertà ed ai fini della sicurezza.

Viceversa, laddove concessa la modalità “lavoro agile” ai funzionari de quibus, organizzazioni sindacali del Comparto Sicurezza hanno contestato aspramente tali determine, sottolineando necessità ed indifferibilità delle prestazioni dagli stessi rese.

Viene infatti ritenuta essenziale la presenza dei funzionari delle aree educative in un momento in cui la popolazione detenuta ha bisogno di interlocutori certi e costanti.

Ci si è ricordati quindi solo adesso che il Funzionario giuridico-pedagogico deve assolvere a compiti fondamentali in una nave che non può e non deve affondare, “stretti attorno al comandante della stessa, a tutto l’equipaggio ed ai passeggeri a noi affidati”.

Ci si è ricordati quindi solo e soltanto adesso che il funzionario giuridico-pedagogico esercita una “funzione indispensabile” e che lo stesso “si debba far carico dell’onere di richiamare la popolazione detenuta al senso di responsabilità, affinché la stessa abbia contezza che le misure fortemente limitative del diritto al colloquio visivo con i familiari aventi titolo vengano considerate come necessarie al fine di tutelare la salute loro e dei familiari”.

Da ultimo, con nota GDAP n. 0096018.U del 21.03.2020, il Signor Capo del Dipartimento pone l’accento sulla necessità di approntamento, da parte di tutti gli operatori, di attenta opera di informazione alla popolazione detenuta, sul senso, sull’importanza e sulle finalità dei provvedimenti adottati dalle autorità governative al fine di salvaguardare la salute e l’incolumità delle persone che vivono dentro e fuori dagli istituti penitenziari.

Tornando alle determine dei singoli direttori di istituto, si rileva che vengono dichiarate indifferibili le attività di rilevazione dei bisogni della popolazione detenuta, l’ opera di alleviamento delle tensioni intramurarie, l’effettuazione dei colloqui di primo ingresso, l’attività di riscontro alla magistratura di sorveglianza, quella di partecipazione allo staff multidisciplinare, quella di osservazione finalizzata alla concessione di misure alternative, di permessi premio, quella di partecipazione ai consigli di disciplina etc.

Il tutto è avvenuto con modalità difformi e quindi in balia della discrezionalità dei singoli dirigenti, perché, pur vero che talune direzioni hanno inteso riscontrare positivamente le istanze di “lavoro agile”, tante altre hanno rigettato tali richieste sottolineando necessità ed indifferibilità delle prestazioni fornite dai funzionari giuridico-pedagogici.

Si registrano financo determine per servizi di missione presso Istituti Penitenziari diversi da quelli di assegnazione dei singoli Funzionari Giuridico-Pedagogici incaricati, al fine di sopperire alle situazioni di sofferenza delle aree educative discendenti dall’emergenza in corso.

E’ altrettanto vero che non a tutti i funzionari in servizio sono stati forniti dispositivi di protezione a norma (guanti e mascherine FFP3).

Emerge quindi nitido che la figura del Funzionario giuridico pedagogico, collocato in un Comparto che poco gli appartiene e che nella sostanza fa parte integrante del sistema penitenziario esposto in prima linea, merita ben altra considerazione.

I Funzionari giuridico-pedagogici, fieri servitori dello Stato e portatori di sana passione all’espletamento delle loro funzioni, vivono le inaccettabili incongruenze e le contraddizioni di un sistema che deve essere cambiato.

E’ spiacevole dire “Noi lo avevamo detto” ma di questo oggettivamente si tratta.

La triste evenienza dell’infezione del COVID 19, che nessuno di noi avrebbe voluto vivere, ha palesato la necessità, ormai improcrastinabile, di tirare le somme ed operare un cambiamento rispondente alla realtà di fatto. Non è più accettabile che figure professionali riconosciute come centrali dal Legislatore, siano disconosciute e poco tutelate.

Le condizioni di lavoro della categoria rappresentata da questa Associazione sono ormai insostenibili e pertanto non è più procrastinabile un intervento della politica diretto al riconoscimento ai Funzionari de quibus, sotto l’aspetto economico e di trattamento giuridico in senso lato, l’appartenenza a 360 gradi al sistema dell’esecuzione penale intramuraria.

Questa Associazione, come noto agli organi politici e di alta amministrazione dipartimentale, ha proposto un riassetto organizzativo del personale (con creazione di un apposito ruolo tecnico) che agevolerebbe senza dubbio alcuno la funzionalizzazione del sistema esecuzione penale intramuraria, proposta che ha ricevuto l’ imprimatur di necessarietà propalato dal Capo del Dipartimento in carica in indirizzo.

Gli sforzi prodotti si sono concretizzati nella presentazione del DDL nr. 1754 depositato in senato che recepisce la nostra proposta.

Si chiede quindi alle autorità in indirizzo, ed in particolare al Sig. Ministro della Giustizia, di adoperarsi secondo coscienza, per eliminare le incongruenze del sistema penitenziario sopra esposte e sanare uno stato di cose ingiustificabile ed iniquo ai danni della categoria dei Funzionari giuridico-pedagogici e del sistema stesso.

Al Sig. Ministro si chiede in particolare di assumere le più efficaci iniziative finalizzate all’adozione da parte del Governo della Repubblica o del Parlamento, riconoscendo e dichiarando l’urgenza della questione, dei provvedimenti normativi all’uopo necessari, utilizzando gli strumenti normativi che presuppongono il carattere di urgenza.

Qualora non fosse intendimento del Sig. Ministro della Giustizia accogliere la richiesta sopra formulata, si chiede di precisare apertis verbis che le attività espletate dal Funzionario Giuridico Pedagogico, non siano da considerarsi di “indifferibile necessità” in questa parentesi emergenziale che sottopone a significativo rischio la salute e l’incolumità personale dei Funzionari rappresentati dalla scrivente Associazione.

Quanto da ultimo richiesto al fine di sottrarre alla discrezionalità delle direzioni penitenziarie e dei vertici delle altre articolazioni dell’Amministrazione Penitenziaria, gli eccessivi margini interpretativi offerti dalle disposizioni dipartimentali emanate “sul lavoro agile”.

Analoga esigenza si pone per le disposizioni emergenziali concernenti la mobilità dei Funzionari giuridico-pedagogici disposta d’ufficio.

Si resta in attesa di concreti interventi in una delle due direzioni sopra esposte.

lì 22.03.2020

Il Presidente A.N.F.T.
Stefano Graffagnino

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Al Ministro della Giustizia
On. Avv. Alfonso Bonafede

Al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria
Pres. Dott. Francesco Basentini

Al Direttore Generale del Personale e della Formazione
Ufficio III- personale dirigenziale, amministrativo e non di ruolo
Dott. Massimo Parisi

La scrivente Associazione, rilevata la disomogeneità di direttive e indicazioni che le singole Direzioni stano impartendo ai Funzionari Giuridico-Pedagogici, evidenzia la straordinaria necessità ed urgenza di emanare univoche disposizioni, a cui le singole Direzioni Penitenziarie dovranno attenersi, in materia di prevenzione della diffusione epidemiologica da COVID-19, al fine di contemperare la continuità dell’attività di osservazione e trattamento dei Funzionari con l’interesse alla salute pubblica.Assicurando da parte della categoria rappresentata da questa Associazione il massimo senso di responsabilità nell’esercizio del ruolo e dei compiti istituzionali, anche in una parentesi temporale caratterizzata dalle gravi criticità a tutti note, si richiede, dunque, di sensibilizzare ulteriormente le Direzioni degli Istituti di pena all’adozione delle seguenti misure:
indicazioni chiare rispetto alle misure precauzionali, igienico-sanitarie, da adottare per lo svolgimento dei colloqui di primo ingresso, di sostegno e di osservazione, in ossequio alle linee guida emanate dal Ministero della Salute, che raccomandano di mantenere, nei contatti sociali, una distanza di almeno un metro e di assicurare la salubrità degli ambienti di lavoro attraverso la consueta pulizia e disinfestazione degli stessi;
– sollecitazione dell’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuali (DPI), che in alcuni istituti risultano ancora non disponibili quale dotazione personale per alcuni Funzionari Giuridico-Pedagogici, esposti al rischio di contagio parimenti ad altri operatori penitenziari, nonché direttive chiare rispetto all’utilizzo delle mascherine del tipo FFP3, di cui viene consigliato, in alcune realtà penitenziarie, l’uso solo in caso di emergenza.
concessione di modalità di lavoro agile ai Funzionari Giuridico-Pedagogici che ne facciano richiesta, ferma restando l’esigenza della presenza in servizio di alcuni giorni a settimana, con un’apposita turnazione programmata nell’ambito delle singole aree educative, in modo da assicurare l’effettuazione delle attività non delocalizzabili. Ogni dipendente interessato produrrà apposita richiesta con elaborazione di un progetto individuale, in cui vengono indicate le modalità flessibili della prestazione lavorativa inerente alle attività che non postulino la presenza fisica nella sede di lavoro, come la redazione di relazioni comportamentali e di sintesi.
Cordialmente
lì 11.03.2020

Il Presidente A.N.F.T.

Stefano Graffagnino

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Ennesima aggressione ad un Funzionario Giuridico Pedagogico, l’A.N.F.T. chiede un intervento politico


Al Sig. Ministro della Giustizia

On. Avv. Alfonso Bonafede

Al Sottosegretario di Stato alla Giustizia

On. Vittorio Ferraresi

Al Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria 

Pres. Dott. Francesco Basentini

Al Direttore dell’Ufficio del Personale e delle risorse

Dott. Massimo Parisi

OGGETTO: ennesima aggressione ad un Funzionario Giuridico-Pedagogico. 

Intervenga con urgenza la politica.

Assistiamo all’ennesima aggressione nei confronti di un Funzionario di Area Educativa nelle carceri nella quasi indifferenza generale del mondo penitenziario e delle grandi organizzazioni sindacali di riferimento.

Già, in data 10.01.2020, un Funzionario Giuridico-Pedagogico in servizio presso l’Istituto penitenziario di Carinola (CE), è stato scaraventato per le scale interne del carcere da un detenuto. Si è dovuto fare ricorso alle cure del 118 per un trauma ad una spalla.

Ma non trattasi di certo di un episodio isolato.

Nel mese di novembre u.s., presso la Casa Circondariale di Barcellona P.G., la grave aggressione fisica di un operatore di Polizia Penitenziaria era stata preceduta da gravi minacce ai Funzionari dell’Area Educativa e da un tentativo da parte del detenuto stesso di sequestrare uno di tali Funzionari.

Nel mese di ottobre u.s., un detenuto, durante un consiglio di disciplina, ha ferito un agente con una spranga di ferro e solo grazie all’intervento del Funzionario Giuridico-Pedagogico che occasionalmente rivestiva le funzioni di presidente e che lo ha bloccato, si è evitato che lo stesso continuasse la sua azione violenta verso l’altro educatore e la psicologa (tutti componenti del Consiglio di disciplina).

Questi gli ultimi episodi più eclatanti e noti a questa Associazione, di aggressioni consumate o tentate verso i Funzionari Giuridico-Pedagogici.

Già, solo quelli noti a questa Associazione, perché quotidianamente tali operatori sono sottoposti a minacce esplicite o velate o ad aggressioni coperte dal più stretto riserbo, talora dagli stessi colleghi che temono negative ripercussioni e non si sentono adeguatamente tutelati dal sistema.

Di certo è chiaramente prevedibile il rischio connesso all’esercizio dei compiti istituzionali da parte del Funzionario Giuridico-Pedagogico all’interno degli Istituti penitenziari, a contatto con la popolazione detenuta, rivestendo questo un ruolo centrale nella redazione degli atti di osservazione (relazioni di sintesi e comportamentali) che hanno un peso rilevante per la concessione dei vari benefici ai condannati, e rilevando, nei confronti di tutta l’utenza penitenziaria, i diversi bisogni della stessa ed approntando gli interventi diretti ad agevolare un funzionale adattamento intramurario di ciascuno dei detenuti ed insomma a garantire un trattamento penitenziario adeguato.

E’ nondimeno inaccettabile che il funzionario giuridico-pedagogico non abbia ancora ottenuto adeguato riconoscimento giuridico ed economico della specificità del ruolo esercitato. Inaccettabile che non sia riconosciuto come usurante il lavoro svolto.

Va soggiunta la disfuzionalità dell’attuale assetto organizzativo discendente dall’appartenenza dei suddetti Funzionari al Comparto Funzioni Centrali, al pari della maggior parte degli “impiegati civili dello Stato”.

Questa Associazione, come noto agli organi politici e di alta amministrazione dipartimentale, ha proposto un riassetto organizzativo del personale (con creazione di un apposito ruolo tecnico) che agevola senza dubbio alcuno la funzionalizzazione del sistema esecuzione penale intramuraria e che ha ricevuto l’ imprimatur  di necessarietà propalato dal Capo del Dipartimento in carica in indirizzo. 

E’ un dato di comune esperienza ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria, l’inserimento della nostra proposta nell’ambito del recente riordino delle carriere delle Forze di Polizia, proposta purtroppo non condivisa dalle componenti delle altre FF.OO. presenti al tavolo tecnico costituito per tale riordino.

La struttura della proposta sopra indicata pone al riparo da ogni contaminazione securitaria (temuta da alcuni settori) la funzione rieducativa della pena cui il Funzionario Giuridico-Pedagogico, quotidianamente, si sforza, tra mille difficoltà, di dare concreta attuazione.

Pertanto non hanno ragion d’essere vetusti pregiudizi ideologici che nei decenni hanno ostacolato la creazione di un apposito ruolo tecnico dei Funzionari Giuridico-Pedagogici all’interno del Corpo di Polizia Penitenziaria, ma sganciato totalmente da dipendenza gerarchica rispetto ai Funzionari del Corpo di Polizia Penitenziaria.

Il Direttore dell’Istituto continuerebbe ad assicurare inoltre l’armonizzazione delle istanze di sicurezza con quelle della rieducazione.

Il recepimento della proposta consentirebbe la maturazione di un senso di comune appartenenza, il notevole miglioramento della circolarità delle informazioni afferenti all’osservazione dei condannati, la consapevolezza della contestuale presenza dei diversi interessi coinvolti nell’esecuzione penale e nella privazione della libertà personale in carcere e, quindi, una loro più efficace armonizzazione nei casi concreti.

Consentirebbe inoltre di approntare gli interventi più adeguati per favorire un funzionale adattamento del detenuto al contesto intramurario e percorsi di risocializzazione più aderenti ai bisogni della personalità dei singoli condannati.

Le refluenze sul processo di umanizzazione della pena in carcere non potrebbero che essere positive.

Il varo della proposta consentirebbe inoltre il recepimento della Regola n. 79 contenuta nella Raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa R(2006)2 che esorta gli Stati membri ad estendere a tutti gli operatori penitenziari (quali sono anche i FF.GG.PP.) i benefici previsti per le FF.OO..

Le condizioni di lavoro della categoria rappresentata da questa Associazione sono ormai insostenibili e disposti ad affrontare i rischi connessi all’esercizio di un ruolo istituzionale delicatissimo, riteniamo non più procrastinabile un intervento della politica diretto al riconoscimento della specificità del ruolo ai Funzionari Giuridico-Pedagogici, sotto l’aspetto economico, di trattamento giuridico in senso lato e di appartenenza concreta e reale al sistema dell’esecuzione penale intramuraria.

Caltanissetta 12.01.2020

Il Presidente A.N.F.T.

Stefano Graffagnino

Carceri: educatore aggredito da un detenuto nel Casertano

Un educatore in servizio nella casa di reclusione di Carinola (Caserta) è stato costretto a ricorrere alle cure del 118 per un trauma a una spalla causato da un detenuto che lo ha spinto e fatto cadere dalle scale. L’episodio, reso noto dall’Uspp, è accaduto ieri, mentre i due si apprestavano a uscire dai reparti.

Il detenuto è stato sottoposto a procedimento disciplinare e deferito all’Autorità Giudiziaria. Solidarietà all’educatore “vittima di un grave episodio di violenza”, è stata espressa dai segretari nazionali e regionale dell’Uspp, Parisi e Auricchio: “Con la cosiddetta vigilanza dinamica, – spiegano – la sicurezza andrebbe gestita come ordine pubblico, utilizzando mezzi e strumenti appropriati per tutelare lavoratori e reclusi”. “La maggior parte di questi, – concludono Parisi e Auricchio – vogliono scontare il loro debito sociale senza essere coinvolti dall’ intolleranza di alcuni facinorosi agevolata dalle nuove modalità custodiali che prevedono l’apertura irrazionale”.

https://napoli.repubblica.it/cronaca/2020/01/11/news/carceri_educatore_aggredito_da_un_detenuto_nel_casertano-245465904/